Gambellara - Cenni Storici
L'origine del nome non è chiara; forse deriva da un termine lombardo con significato di curvatura, svolta, in particolare di corso d'acqua; oppure dal verbo "sgumbillare", che significa cavare un fosso; oppure ancora dal verbo "gambinare", che significa abbassare (i campi) asportando terreno; infine c'è l'ipotesi, ma meno probabile, che sia un'alterazione di "Gamberara", cioè zona con corsi d'acqua ricchi di gamberi. Gambellara viene ricordata per la prima volta in un documento del 1054. Assieme a Sorio appartenne ai vescovi di Vicenza, che nel 1288 la diedero in feudo ad Antonio Giudice di Sarego. Possedeva un castello di origine antica, forse anteriore al Mille, che fu distrutto completamente il 16 ottobre 1243 da Ezzelino da Romano al quale pure si era consegnato spontaneamente.
Dopo la fine del dominio scaligero(1311-1387), Gambellara fu presa dai veronesi i quali affermavano che si trovava nel loro territorio. La lite fu portata davanti al duca di Milano il quale ordinò (13 luglio 1390) che Verona restituisse il paese a Vicenza; la sentenza non fece però sopire le rivalità, per cui Gambellara fu divisa nel 1611 in due comuni, uno veronese e uno vicentino riuniti in uno solo nel 1858
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Museo del Vino - La zona di Gambellara è caratterizzata dalla coltura della vite che vive sulle colline da tempi immemorabili. Grazie al terreno di origine vulcanica, ricco di fertilità chimica naturale, le uve presentano una ricchezza di zuccheri e di sostanze aromatiche che si riscontrano poi nei vini. Anche se Gambellara è diventata negli ultimi anni un centro economicamente sviluppato per l'inserirsi di piccole e medie aziende, conserva la propria tradizionale vocazione vitivinicola. Da non perdere, la possibilità di gustare il prestigioso vino "Recioto".

Chiesa parrocchiale - Fu eretta tra il 1816 e il 1822 su disegno del veronese Manzati, modificato dal De Boni. L'altare dell'oratorio annesso era il maggiore della vecchia parrocchiale abbattuta all'inizio dell'800. Conserva un'antica immagine del Rosario (1582) e nell'atrio dipinti di Giovanni Busato (1806-86).

Chiesa di San Giorgio a Sorio - Ricostruita nel 1530, fu restaurata nel 1645, nel 1736 e nel 1964-65. All'altare maggiore, settecentesco, è una pregevole tela attribuita al Montagna (circa 1450-1523); altre opere sono della scuola del Carpioni. Il campanile trecentesco, mal restaurato, conserva entro una nicchia un'antica statua della Madonna.
Per quanto riguarda la Parrocchiale di Sorio, anch'essa ha subito nei secoli rifacimenti sia parziali che radicali. Alcuni segni fanno capire l'origine romanica della Chiesa di San Giorgio (alcune statue di pietra e specialmente il meraviglioso campanile romanico recentemente restaurato). Il 7 febbraio 1525 venne "riconsacrata" dopo una consistente ristrutturazione secondo le linee dell'architettura rinascimentale. Dal 1665 al 1711 fu demolita e ricostruita l'abside e l'altare maggiore con ritocchi barocchi alle varie strutture. Nel 1964 infine viene aggiunta una navata per ricavare spazio per le celebrazioni. All'interno vi sono quadri di particolare pregio artistico che sono così descritti: una tela rettangolare attribuita al Montagna o alla sua scuola raffigurante la "Madonna con bambino al centro dei Santi Giorgio e Benedetto", che era posta nel nuovo altare maggiore terminato nel 1545, mentre ora si trova in una parte a destra riparata dall'umidità e dalla luce solare diretta; una pala del Carpioni (XVII secolo) raffigurante "San Antonio di Padova" posta sull'altare laterale di destra, una pala del Maffei (XVII secolo) raffigurante una "Natività" posta sull'altare laterale di sinistra , una pala di autore ignoto del XVII secolo raffigurante "L'Annunciazione" e posta sull'altare maggiore.


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